Una bottiglia di Chianti in un cesto di vimini era un tempo il simbolo dei vini toscani in tutto il mondo, una trovata di marketing che sperava di compensare la scarsa qualità del contenuto. Per fortuna, il vino toscano ha vissuto una rinascita meravigliosa quanto i capolavori esposti nelle gallerie di Firenze.
Il paesaggio collinare della Toscana, ricoperto di ulivi e vigneti e punteggiato da romantici borghi medievali, attrae da tempo visitatori e investitori, desiderosi di godersi un angolo idilliaco dell'Italia centrale. Tuttavia, la qualità dei suoi vini non era da tempo all'altezza della bellezza della sua campagna a causa di un'etica che privilegiava la quantità rispetto alla qualità negli anni '60 e '70.
Ma una rivoluzione stava avvenendo vicino alle coste tirreniche nei primi anni '70, con la prima uscita commerciale del Sassicaia, il Super Tuscan originale.
Ottenuto da vitigni rossi bordolesi, il che significava che doveva essere etichettato come un vino da tavola di bassa qualità, il Sassicaia sconvolse il panorama vinicolo toscano e le sue ripercussioni si fecero sentire in tutta Italia. Vini come Ornellaia, Tignanello e Solaia sono emersi come parte di questo gruppo anticonformista, offrendo vini di livello mondiale e suscitando un rinnovato interesse per i vini pregiati toscani.
Ma è il vitigno autoctono, il Sangiovese, a costituire la spina dorsale del Chianti, del Chianti Classico e del Brunello di Montalcino. Il miglioramento del materiale clonale, la gestione dei vigneti e le moderne tecniche di vinificazione hanno riportato questa regione al centro dell'attenzione degli amanti del vino pregiato di tutto il mondo.
