Sebbene sia facile generalizzare sui vini più eleganti del Barbaresco rispetto ai più strutturati del Barolo, questa è una regione vinicola complessa e variegata. Come per il Barolo, lo stile del vino varia a seconda della provenienza, passando da un vino molto strutturato e tannico a uno leggero ed elegante.
Il Barbaresco è molto più piccolo del Barolo – solo un terzo delle sue dimensioni, ma è cresciuto significativamente negli ultimi 30 anni. Negli anni '90 c'erano meno di 500 ettari vitati, mentre oggi sono quasi 700. Il Barbaresco è più caldo del Barolo, con una stagione di maturazione più breve, il che significa che i vini tendono a essere meno influenzati dai capricci dell'annata.
La storia della regione è segnata dall'ascesa di due diverse aziende vinicole alla fine del 1800: Gaja e Produttori del Barbaresco. Tradizionalmente, i viticoltori della regione vendevano le loro uve, spesso mescolandole con quelle del Barolo. La famiglia Gaja, tuttavia, cambiò tutto. Possedevano una piccola osteria nel comune di Barbaresco e imbottigliavano il proprio vino nel 1859. Poiché il comune era un centro commerciale, la famiglia Gaja serviva il proprio vino ai commercianti di passaggio. Solo nel 1894 altri viticoltori di Barbaresco iniziarono a imbottigliare il vino in proprio, grazie alla fondazione della cooperativa Produttori del Barbaresco.
La cooperativa fu creata da Dominizio Cavazza, professore alla Scuola Enologica di Alba, che credeva nel potenziale della regione. Pur non avendo terra, sapeva che se fosse riuscito a convincere i viticoltori locali a unire i frutti dei loro piccoli poderi, avrebbe potuto produrre un vino pregiato che avrebbero potuto imbottigliare e vendere autonomamente, anziché vendere il raccolto ai mercanti di Alba. Nel 1894 riuscì a convincere cinque contadini e due proprietari terrieri a conferire le loro uve e la cooperativa fu costituita. Cavazza divenne noto come il "padre del Barbaresco".
La rinascita del Barbaresco
Sebbene la cooperativa avesse riscosso un grande successo nei primi anni, la Prima Guerra Mondiale, seguita dalle difficoltà economiche e dall'ascesa del fascismo in Italia (che chiuse attivamente le cooperative in Europa), vide la fine dei Produttori del Barbaresco. Solo nel 1954 il progetto cooperativo rinacque sotto la guida di un sacerdote locale, Don Fiorino, che, trasferitosi nella regione, venne a conoscenza del successo iniziale di Cavazza e volle riaccenderlo. Per il sacerdote, la ricostituzione della cooperativa era essenziale per la sopravvivenza della comunità locale.
Gli anni '50 videro il boom industriale nelle città italiane, che vide vaste aree di campagna desertificate, mentre giovani uomini e donne si riversavano nelle città in cerca di salari migliori nell'industria automobilistica e in altre industrie. Per incoraggiare la gente a rimanere a Barbaresco, Don Fiorino riaprì la cooperativa, promettendo a tutti i proprietari terrieri che si fossero uniti a lui che avrebbero ricevuto un reddito equo e sicuro se fossero rimasti a lavorare la terra.
L'effetto Gaja
Sebbene Gaja producesse vino fin dal 1850, l'arrivo di Angelo Gaja nel 1961 segnò una trasformazione dell'azienda. La sua rivoluzione, con l'introduzione di moderne tecniche viticole ed enologiche e un approccio scrupoloso alla qualità, dimostrò il potenziale della regione. Iniziò anche a imbottigliare vini da singolo vigneto, o Cru singolo, – il primo dei quali fu prodotto nel 1967 (Sorí San Lorenzo) – evidenziando le differenze tra i terroir. Da allora, la regione è diventata altrettanto rispettata quanto il suo vicino meridionale, il Barolo. Vinificazione del Barbaresco
I vini Barbaresco devono essere invecchiati per almeno 26 mesi, di cui almeno nove mesi in rovere. I vini Barbaresco Riserva devono essere invecchiati per almeno 50 mesi, di cui almeno nove mesi in rovere. Tradizionalmente i vini vengono affinati in botti di rovere più grandi e vecchie, spesso realizzate con rovere sloveno, ma le barrique francesi sono diventate più comuni e vengono utilizzate anche. Generalmente il Barbaresco viene commercializzato circa tre anni dopo la vendemmia, mentre i vini Riserva non prima di cinque anni dalla vendemmia.
Il Barbaresco oggi
Come per Gaja, il rigoroso approccio qualitativo ha fatto sì che i Produttori del Barbaresco siano probabilmente la migliore cantina cooperativa al mondo, producendo costantemente alcuni dei migliori vini italiani. Altri importanti produttori di Barbaresco includono Roagna, Bruno Giacosa, La Spinetta e Bruno Rocca.












