Bordeaux è incredibilmente variegata, con stili di vino estremamente diversi nelle sue denominazioni. Qui, vi sveleremo tutto ciò che c'è da sapere su ciascuna delle principali sottoregioni e sulle migliori tenute di ciascuna.

Explore Bordeaux, subregions, their wines and top estates – in Saint-Estephe, Pauillac, Saint-Julien, Margaux, Graves, Pessac-Leognan, Pomerol, Saint-Emilion 

Your guide to Bordeaux’s subregions, wines and top producers

La tua guida alle sottoregioni di Bordeaux

Nel complesso, il raccolto 2024 è stato il più piccolo di Bordeaux dal 1991 – con la regione che ha prodotto 332 milioni di litri di vino. Ciò è in parte dovuto al calo della superficie vitata, con una resa media di 35 hl/ha – leggermente superiore a quella delle annate 2021, 2017 o 2013. Approfondendo, tuttavia, emerge una differenza significativa tra la Riva Sinistra e la Riva Destra – con 34,4 hl/ha a Saint-Emilion, Pomerol e Fronsac, contro una media di 30,8 hl/ha nel Médoc e nelle Graves. 
 È un anno in cui è difficile generalizzare, anche all’interno di ciascun comune, poiché tenute confinanti hanno prodotto risultati drasticamente diversi nell’annata. Come ha spiegato David Suire di Ch. Laroque, ci sono stati approcci molto vari alle sfide dell’anno, qualcosa che si riflette nei vini prodotti. 
 RIVE DESTRA 
 Quest’anno, ancora una volta, la Riva Destra ha offerto maggiore coerenza rispetto alla Sinistra. Sebbene sia stata comunque eterogenea, la dimensione più piccola delle tenute ha favorito il successo – rendendo più facile trattare e vendemmiare nelle strette finestre di tempo asciutto. Ovunque ci si trovasse, tuttavia, è stato un anno impegnativo: come ha detto Christian Moueix, “Il sole non si può sostituire.” Oltre al meteo più coperto, la grandine ha colpito Fronsac, Canon-Fronsac e Lalande-de-Pomerol a giugno, con alcune tenute che hanno perso l’intero raccolto, sebbene Pomerol e Saint-Emilion siano in gran parte scampate. 
 Pomerol 
 Per Noëmie Durantou (Ch. l’Eglise-Clinet), il 2024 è stato un avversario duro – ma uno contro cui sapeva di poter vincere, e ripensandoci, che partita è stata: come certamente indicano i suoi vini. Per lei, ci sono stati diversi elementi chiave nella stagione di crescita: la copertura nuvolosa che ha ridotto l’escursione termica (ricorda notti calde, insonni), l’invaiatura tardiva, le mattine nebbiose che hanno aumentato la pressione della botrite in prossimità della vendemmia e il livello di umidità dell’anno – 80% a Pomerol, contro un più normale 50-60%. 
 La grandine che ha colpito Lalande-de-Pomerol a giugno è sconfinata un po’ a Pomerol, ma la maggior parte delle tenute è sfuggita a impatti seri – con solo un leggero tocco avvertito a Lafleur a Feytit-Clinet, per esempio. Il trattamento delle vigne ha posto una sfida aggiuntiva per il team di Clinet, che deve tenere conto dell’orario della scuola adiacente, lavorando attorno alla presenza di bambini e/o genitori, oltre alle condizioni inclementi. 
 La vendemmia è iniziata a Pomerol leggermente prima che nella vicina Saint-Emilion, prendendo il via già dal 16 settembre, ma la maggior parte ha iniziato a portare in cantina il Merlot dal 20 del mese, e il Cabernet è stato completato entro il 4 ottobre (sebbene alcuni produttori avessero tutto in cantina entro la fine di settembre). Le rese sono variate in modo significativo – dal secondo raccolto più piccolo dal 1991 a Belle-Brise al secondo più grande degli ultimi 25 anni a Lafleur. 
 Jeremy Chasseuil (Feytit-Clinet) ha sottolineato come, per lui, lasciare il vino sulle fecce per due mesi sia stato fondamentale – aiutando a costruire la texture, rilasciando polisaccaridi che conferiscono peso al centro bocca del vino. Sebbene il 2024 non abbia prodotto gli stili più opulenti di Pomerol, i migliori conservano una trama soffice e un’esoticità negli aromi che completa l’acidità naturalmente elevata dell’anno. Sebbene la qualità non sia del tutto coerente qui, ci sono molti punti di forza. 
 I nostri preferiti a Pomerol: Belle-Brise, Eglise-Clinet, Guillot Clauzel, La Conseillante, Lafleur, Le Pin, Vieux Château Certan Saint-Emilion 
 C’è stata una differenza notevole tra Pomerol e Saint-Emilion – con Saint-Emilion che ha visto significativamente più pioggia tra aprile e giugno, con 278 mm contro 199 mm a Pomerol. Nonostante ciò, l’altopiano calcareo della regione ha dato il meglio – permettendo all’acqua di drenare lontano dalle vigne, nonostante abbia raggiunto livelli record (ad Ausone, il livello nel loro pozzo è stato il più alto di sempre). Agosto, tuttavia, è stato significativamente più secco sulla Riva Destra – con circa la metà delle precipitazioni normali. 
 Qui la vendemmia è iniziata un po’ più tardi. Sebbene alcuni abbiano iniziato già il 17 settembre (Cheval Blanc, Canon, per esempio), la maggior parte ha aspettato fino al 27, e diverse tenute hanno rimandato fino ai primi di ottobre. Nonostante le sfide dell’anno (“È stata una guerra,” ha detto Pierre-Olivier Clouet di Cheval Blanc), la resa complessiva dell’appellazione è risultata abbastanza nella media – sebbene variata tra le tenute. 
 Ad Angélus, è stata la 40ª vendemmia di Hubert de Boüard de Laforest, e la bottiglia reca una sezione di tronco d’albero con 40 anelli in tributo. A Ch. Beauséjour, è stata la prima annata prodotta nella nuova cantina di Joséphine Duffau-Lagarrosse, qualcosa di cui è stata particolarmente grata, poiché le ha permesso di suddividere il vigneto in parcelle più piccole e lavorare con maggiore precisione. 
 Saint-Emilion è così grande che inevitabilmente quest’anno c’è un’ampia gamma di vini. Sebbene alcuni possano risultare eccessivamente taglienti, austeri o astringenti, ci sono vini molto impressionanti, testurizzati, stratificati che mantengono tensione e offrono al contempo abbondanza di frutto e peso. Cheval Blanc, per esempio, è un vino molto serio che avrà bisogno di tempo – un vero contrasto con molti dei 2024 destinati a essere approcciabili presto. Vale la pena evidenziare Ch. Laroque, una tenuta che osserviamo da un po’, dove David Suire continua a produrre vini dal valore straordinario. 
 I nostri preferiti a Saint-Emilion: Ausone, Cheval Blanc, Clos de Sarpe, Figeac, L’If, Laroque, Tertre Roteboeuf RIVA SINISTRA 
 Le rese sulla Riva Sinistra – a parte i bianchi – sono state in genere inferiori rispetto alla Destra. Variano significativamente tra le tenute, tuttavia, con rese che vanno dal minimo storico alla normalità. Sebbene ci siano annate in cui siti minori nel Médoc e nell’Haut-Médoc eccellono, il 2024 in gran parte non lo è stato – questa è stata un’annata in cui la qualità del terroir, così come i mezzi per effettuare una selezione rigorosa, sono stati fondamentali. Abbiamo riscontrato che la qualità qui era ancora più eterogenea che nel resto della Gironda, tuttavia ci sono ancora vini brillanti da trovare. 
 Saint-Estèphe 
 La qualità a Saint-Estèphe è mista nel 2024. La posizione più fresca e settentrionale del comune non è stata necessariamente un vantaggio quest’anno, né lo sono stati i suoli più ricchi di argilla – che sono stati un tale vantaggio nelle recenti annate calde e secche. Le tenute con vigne su ghiaie ben drenanti se la sono cavata meglio, tuttavia ci sono molte variabili nell’equazione della qualità quest’anno. 
 Sebbene non tutte le tenute abbiano prosperato, ci sono qui picchi seri, con Montrose in lizza per il vino dell’annata – offrendo un livello di densità e complessità che si è davvero distinto nelle nostre degustazioni. È la seconda versione del loro Grand Vin a provenire esclusivamente dalla Terrazza Quattro (T4), una decisione che sta chiaramente dando frutti, e abbiamo anche avuto il primo assaggio del vino non ancora rilasciato prodotto da T3, chiamato “Terrasse 3” – un vino che varrà la pena cercare. Il team di Montrose ha sottolineato come l’appellazione abbia visto meno pioggia tra il 1° agosto e l’8 settembre rispetto a quelle più a sud, ricevendo solo 50 mm in questo periodo critico (contro 80 mm per Margaux e 120 mm per Pessac-Léognan), qualcosa che hanno ritenuto fondamentale per il loro successo. 
 Calon-Ségur è stata una delle diverse tenute che hanno scelto di abbandonare l’organico quest’anno, usando trattamenti convenzionali tra il germogliamento e la fioritura, prima di tornare al loro regime normale, consentendo loro di ottenere la stessa resa del 2023 a 45 hl/ha (contro 29 hl/ha a Cos d’Estournel, che ha proseguito il percorso verso la certificazione biologica). Il Direttore Tecnico Vincent Millet – alla guida dell’intero portafoglio di tenute di Calon, incluso Ch. le Prieuré a Saint-Emilion e Vray Croix de Gay a Pomerol – ha osservato come il Cabernet Sauvignon a maturazione più tardiva sia stato particolarmente delicato quest’anno, rendendo la Riva Sinistra più impegnativa della Destra nell’annata. 
 I nostri preferiti a Saint-Estèphe: Montrose Pauillac 
 Pauillac ha avuto la resa più bassa di qualsiasi comune della Riva Sinistra quest’anno, con una media nell’appellazione di 29,5 hl/ha (contro una media ventennale di 45,7 hl/ha). Tra le tenute, le cifre sono variate enormemente – dal minuscolo 11 hl/ha prodotto a Ch. Latour (un livello più tipico di Sauternes) ai 33 hl/ha di Ch. Lafite Rothschild, per esempio, guardando a due tenute che lavorano in biologico. Giugno è stato più secco qui che altrove, il che significa che le vigne hanno iniziato a soffrire di stress idrico prima – con alcune proprietà che hanno persino affermato di aver visto lo sviluppo delle viti fermarsi in agosto, con le prime piogge a fine mese come gradita tregua. 
 La vendemmia qui si è protratta per i primi 10 giorni di ottobre, con la botrite che ha influito in modo significativo sulle rese. Pichon Baron ha stimato di aver perso circa 10 hl/ha per marciume – solo uno dei sacrifici che hanno reso il 2024 un’annata così costosa da produrre. I vini risultanti tendono ad avere quote più alte di Cabernet Sauvignon, e variano sia nello stile che nella qualità. In generale, si tratta di Pauillac di stile più leggero, senza la fermezza o la potenza che questa appellazione può spesso offrire. Sebbene alcuni non abbiano sufficiente concentrazione o struttura, i migliori hanno la tipica grafite di Pauillac, completata da floreali più delicati, frutto croccante, una qualità salina e tannini fini. 
 L’annata segna anche i 100 anni di Batailley sotto la famiglia Borie-Castéja, meritando un’etichetta commemorativa per questo Claret di riferimento, oltre a un formato speciale Marie-Jeanne. 
 I nostri preferiti a Pauillac: Batailley, Lafite Rothschild, Pichon Comtesse, Pontet-Canet Saint-Julien 
 Ai Chx Léoville e Langoa Barton, Damien Barton Sartorius ha paragonato il 2024 alla corsa di una maratona – faticosa, ma soddisfacente, e che ti lascia pronto a iscriverti alla prossima. La resa media per l’appellazione è stata leggermente superiore a quella di Pauillac, con 32,5 hl/ha – comunque quasi il 25% in meno rispetto alla media trentennale. Come più a nord, tuttavia, la media è solo una media: Beychevelle ha raccolto a 43 hl/ha, mentre la selezione ha portato la resa a 23,6 hl/ha a Ducru-Beaucaillou (con il team che ha scartato quasi 10 hl/ha), e le cifre sono variate in modo significativo tra le tenute. 
 A Beychevelle, Philippe Blanc ha spiegato come, dopo appena 4 mm di pioggia tra il 1° e il 28 agosto, la pioggia sia ricominciata e non si sia più fermata. Il loro Merlot è stato maggiormente colpito dalla peronospora e quindi l’assemblaggio è più alto in Cabernet Sauvignon (55%) – qualcosa riscontrato anche altrove. La cattiva fioritura e la conseguente colatura hanno comportato grappoli più spargoli, ha spiegato Barton Sartorius, qualcosa che ritiene li abbia davvero aiutati a evitare una significativa pressione di botrite a fine stagione. 
 La dimensione più piccola di Saint-Julien fa sì che sia un po’ più coerente di Pauillac, tuttavia non è del tutto uniforme. Il frutto tende a essere un po’ più dolce, pur restando sullo spettro del rosso piuttosto che del nero, i vini offrono un’acidità brillante e i migliori tannini fini e buon equilibrio, con il rovere perfettamente integrato. 
 I nostri preferiti a Saint-Julien: Ducru-Beaucaillou, Léoville Barton Margaux 
 Sebbene nessuna appellazione sia coerente nel 2024, Margaux ha prodotto vini particolarmente impressionanti. Le precipitazioni potrebbero essere state più alte qui che più a nord, ma il microclima leggermente più caldo e i suoli poco profondi hanno forse permesso alle uve di maturare prima e più pienamente. Ci sono ancora vini leggeri e taglienti, tuttavia realtà come Palmer, Margaux e Rauzan-Ségla hanno prodotto vini tra i migliori dell’annata. 
 Ch. Margaux ha indicato la fioritura precoce come un vantaggio significativo nell’annata – “una benedizione”, nelle parole di Aurélien Valance. Il 2024 avrebbe dovuto essere l’anno finale della conversione biologica a Ch. Rauzan-Ségla, e quando la pressione della peronospora è aumentata, il team ha discusso seriamente se perseverare o meno. Con l’approvazione dei proprietari, hanno deciso che a lungo termine fosse la scelta giusta continuare – sapendo che avrebbe significato un sacrificio in resa (con un raccolto finale di 30 hl/ha), ma sarebbe stato anche il loro primo vino certificato biologico. Il team di Palmer – da lungo tempo biodinamico – ha dovuto effettuare fino a 10 trattamenti a mano, impossibilitato a portare i trattori tra le vigne. 
 Comunque lo si spieghi, i risultati qui parlano da soli – con vini che combinano graziosi, inebrianti floreali con frutto dolce e soffice, oltre a tannini fini ma persistenti, cipriati: vini seri che meriterebbero considerazione in qualsiasi annata. Questa è stata anche l’unica appellazione in cui i secondi vini – come Alter Ego de Palmer e Pavillon Rouge – hanno mostrato una qualità reale. 
 I nostri preferiti a Margaux: Brane-Cantenac, Giscours, Palmer, Margaux, Rauzan-Ségla Graves + Pessac-Léognan 
 Le rese per i rossi a Pessac-Léognan sono state – in modo insolito per l’anno – nella media. I bianchi sono discussi separatamente sotto, ma i rossi di Graves e Pessac-Léognan sono stati vari quanto altrove. Ci sono, tuttavia, alcuni vini affascinanti e alcuni molto impressionanti che smentiscono la reputazione dell’annata. 
 Questa regione meridionale ha visto più pioggia in agosto, non beneficiando forse dello stress idrico che è stato così importante altrove – ma la pioggia in quel mese non è stata eccessiva, solo in linea con la norma. A Smith Haut Lafitte, settembre ha visto più di tre volte la pioggia media (164 mm contro 48 mm), rendendo la vendemmia tutt’altro che facile. 
 Sebbene Carmes Haut-Brion abbia raccolto 40 hl/ha, ha vinificato solo 24 hl/ha – un altro esempio della selezione estrema messa in atto quest’anno dalle tenute focalizzate sulla qualità. Guillaume Pouthier – che offre sempre una prospettiva unica su un’annata – sta facendo qualcosa di diverso nell’affinamento quest’anno, riducendo la temperatura della cantina da 16°C a 12°C durante i due anni di élevage, per preservare il profilo fruttato del vino e favorire la precipitazione tartarica, riducendo così il livello di acidità. Il tempo dirà come funzionerà, quindi sarà affascinante degustare di nuovo il vino in bottiglia. 
 Domaine de Chevalier ha prodotto vini particolarmente impressionanti quest’anno e, sebbene lavorino da lungo tempo in biologico e biodinamico, quest’anno hanno preso la difficile decisione di usare trattamenti convenzionali – qualcosa che è stato premiato, con rese generose (48 hl/ha) e qualità molto elevata. 
 I nostri preferiti in Graves + Pessac-Léognan: Les Carmes Haut-Brion, Domaine de Chevalier, La Mission Haut-Brion Bianchi secchi 
 Alcuni parlano in estasi dei bianchi secchi del 2024 – e, sebbene ci siano assolutamente bianchi brillanti, la qualità è ben lontana dall’essere uniforme. 
 Le prime uve di Sauvignon Blanc sono state raccolte a Sauternes il 20 agosto, sebbene la maggior parte dei produttori con cui abbiamo parlato abbia vendemmiato tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, con l’ultimo Sémillon portato in cantina il 23 settembre. Le rese sono state da medie a generose, con la peronospora molto meno problematica – 30 hl/ha a Margaux, 32 hl/ha a Smith Haut Lafitte, 38 hl/ha per Haut-Brion e La Mission Haut-Brion, 48 hl/ha a Domaine de Chevalier, per esempio, mentre sulla Riva Destra la scuderia Lafleur ha portato in cantina circa 40 hl/ha e il team di Nicolas Thienpont ha raccolto rispettivamente 43 hl/ha e 47 hl/ha ad Alcée e Charmes-Godard. 
 Le condizioni più fresche hanno preservato una spina dorsale di acidità nei vini, con pH conseguentemente bassi – analiticamente parlando, i vini hanno l’acidità più alta dal 2014. Gli aromatici sono precisi, dominati dal verde piuttosto che dal frutto a nocciolo, e certamente non all’estremità più tropicale dello spettro. Se mai, alcuni vini possono risultare un po’ verdi o esili. Come ha spiegato il Direttore Tecnico di Smith Haut Lafitte, Fabien Teitgen, la sfida era ottenere una maturità che rivestisse l’acido dell’annata, la polpa che completasse lo scheletro. La proprietaria Florence Cathiard ritiene che il risultato sia “uno dei [loro] migliori bianchi”. Allo stesso modo a Ch. Margaux, hanno fatto un po’ più di bâtonnage per dare peso al Pavillon Blanc – ed è una delle stelle dell’anno. 
 In alcuni, si avverte l’eccesso d’acqua della stagione di crescita – le rese generose sfociano in vini che non hanno sufficiente concentrazione. Il Sauvignon Blanc sembra essersela cavata meglio del Sémillon, più suscettibile al marciume e più difficile da portare a maturità fenolica – e molti dei nostri preferiti erano puro Sauvignon, o fortemente guidati dalla varietà. 
 I paragoni sono stati vari – sebbene il 2021 fosse comune per la spina acida e le condizioni più fresche. A Lafleur, Omri Ram è convinto che il 2024 Les Champs Libres sia uno dei loro migliori, posizionandosi comodamente accanto al 2023 e al 2021. A Ch. Margaux, Aurélien Valance ha guardato a un’annata sorprendente – la calda stagione 2018, ma in cui il vino ha un’impronta salina simile a quella riscontrata nel 2024. 
 I nostri preferiti: Charmes-Godard, De Fieuzal Blanc, Domaine de Chevalier Blanc, Haut-Brion Blanc, Les Champs Libres e Grand Village Blanc, Pavillon Blanc du Ch. Margaux Sauternes + Barsac 
 È facile presumere che, poiché pioggia e marciume hanno minacciato il raccolto nel 2024, sia stato perfetto per i vini dolci di Sauternes e Barsac: ma sono necessarie condizioni molto specifiche perché si instauri la muffa nobile, e se non vengono soddisfatte si ottiene marciume grigio – entrambi causati dallo stesso fungo, Botrytis cinerea. Il primo passaggio a Sauternes tendeva a svolgersi a fine settembre, con condizioni alternate di bagnato e asciutto che incoraggiavano lo sviluppo della muffa nobile dall’inizio di ottobre. Ma le squadre hanno dovuto combattere anche marciume grigio e acescenza – e un alto grado di selezione è stato fondamentale. A La Tour Blanche, hanno prodotto appena 3 hl/ha per il loro Grand Vin, una resa minuscola che eguaglia quella del 2021. 
 Le uve che sono arrivate in vasca offrivano livelli di acidità elevati, aromaticità precise, ma non la lussureggiante concentrazione delle annate davvero migliori. In base alle nostre degustazioni, i vini risultanti sono da buoni a molto buoni, se non proprio eccezionali, ma possono avere particolare appeal per i consumatori che preferiscono uno stile di vino dolce più leggero – con acidità più brillante e livelli di zucchero residuo leggermente inferiori. Sono vibranti e puri, con molta concentrazione, sebbene non così edonistici come gli anni più celebrati – e saranno approcciabili in una fase più precoce della loro vita. 
 I nostri preferiti: Doisy Védrines, Guiraud, La Tour Blanche, Suduiraut 
 Esplora Bordeaux 2024 – inclusa la nostra panoramica completa dell’annata

Dopo la nostra panoramica completa dell'annata e mentre continuano le uscite en primeur di Bordeaux 2024, esploriamo come si è comportata ogni sottoregione nell'anno, oltre a identificare i nostri vini preferiti in ciascuna

Bordeaux 2024: a breakdown of the vintage by region, with top picks from Saint-Estephe, Pauillac, Margaux, Saint-Julien, Saint-Emilion and Pomerol

Bordeaux 2024 – breaking the year down by commune

Bordeaux 2024: l'annata per comune

Burgundy expert Jasper Morris MW has had his finger on the region’s wine pulse for several decades. Especially for FONDATA, he profiles eight domaines to watch, producers that are bringing vital energy and fresh winemaking talent to the celebrated wine region 

Jasper Morris MW on eight of Burgundy’s most exciting domaines – including Eleni & Edouard Vocoret, Chantereves, Alvina Pernot and more 

The new Burgundians – Jasper Morris MW 

The new Burgundians

Calon Ségur was my first ever en primeur purchase. There was such hype around the 2005 vintage and I was desperate to get my hands on something, anything. At the time I was a delivery driver for a small wine merchant and it was a luxury, but I could just afford a 12-bottle case of Calon Ségur. That alone is proof of just how cheap this wine was at the time, and how little in demand. The château always had pedigree, however. It was classified as a Third Growth in 1855 – a ranking that may even have been an underestimation, given its reputation today. Evidence of wine-growing on the estate dates all the way back to the 12th century. Since then, the property has passed through the hands of some of the most important winemaking families in Bordeaux. By 1718, the Marquis de Calon owned not just Calon Ségur but Lafite Rothschild, Latour and Mouton Rothschild. With the exception of Ch. Margaux, all the future Médoc First Growths were under his management, but he famously said, “I make wine at Lafite and Latour, but my heart is at Calon.” The quote inspired the heart that adorns every bottle. More recently, the vintages produced under Georges Gasqueton in the 1920s, ’40s and ’50s remain legendary. So, what went wrong? How could an estate, favoured over Lafite and Latour, fall so far from grace? In modern times, the blame seems to have been lain firmly at the feet of Madame Denise Gasqueton who took over the property after her husband died in 1995 and managed it until her death in 2011. But current Technical Director Vincent Millet says this is an unfair assumption. And he should know. If there has been one constant at Calon Ségur through its complete transformation, it is him – having started working at Calon in 2006. “Gasqueton was very traditional in her approach,” says Millet, “but her methods were not uncommon at the time.” Millet explains how the 1970s, ’80s and even ’90s were a lean era in the Médoc. Prices for the wines hit rock bottom and costs had to be cut to survive. Philippe Gasqueton – her husband – had instigated a mass uprooting of Calon Ségur’s vines, hoping to save on labour costs, which were the estate’s biggest outgoing. Although it’s hard to believe now, they pulled up every other row of vines. While Saint-Estèphe had a great reputation for Cabernet Sauvignon, it was harder to grow than the earlier-ripening Merlot, which typically produced more fruit. As Merlot gained in popularity, plantings in the Calon vineyards grew. By the time Millet joined the estate, Merlot represented 50% of the blend at Calon.  Millet is not critical of Gasqueton’s decisions. “It was necessary to survive,” he says. But he knew Merlot was not the best variety for the Médoc and he was keen to make changes. He’d spent five years working with Ch. Margaux, Mouton, Latour, Pétrus, Haut-Brion and Lafite Rothschild, examining the effects of filtration on wine. He then joined Ch. Margaux, heading up their research development department for eight years. By the time he reached Calon, he knew that changes in the vineyard would rekindle its reputation – a disappointment to Madame Gasqueton who had invested in a new winery just a few years earlier. But Gasqueton was open to Millet’s ideas and he convinced her to build a truly state-of-the-art winery at their other estate, Ch. Capbern. “Capbern became a laboratory,” explains Millet. It was their playground, providing much of the research that would inform the work at Calon. Soon before Millet’s arrival, Gasqueton started restructuring the vineyards to make sure they met the appellation’s minimum vine density. Millet then started dividing up the vineyard and identifying the best plots and replacing the Merlot. Importantly he also insisted that rather than harvesting the Cabernet straight after the Merlot, they would wait for the fruit to be fully ripe – something he remembers having to persuade Gasqueton was necessary. “We have to act when the grapes tell us to, not the other way around,” he explains. By 2008, Cabernet Sauvignon once again represented 80% of the vineyard – the same proportion as in the estate’s legendary period in the early 20th century. By the time Gasqueton passed away in 2011, the roadmap for changing Calon’s fortunes was already in place. The estate was purchased by the insurance company Suravenir in 2012. And the new owners, much to Millet’s delight, were happy to invest in the property. As the financial constraints lessened, Millet was able to implement changes rapidly. Under the new management, Millet found he could be more selective with the fruit. He could easily distinguish the best plots, as they were all now vinified separately. Amazingly, production of the Grand Vin dropped by almost half. Between 2000 and 2005 production sat at around 180,000-200,000 bottles a year. Today they make just 100,000 bottles of the Grand Vin.  The second wine Marquis de Calon became the expression of Merlot at Calon Ségur (almost a copy of Calon’s profile under Madame Gasqueton). But today Calon Ségur is distinctly Cabernet-driven and it is what Millet believes is the best interpretation of Calon Ségur and Saint-Estèphe’s terroir. There’s much more to the wine than Cabernet, however. “Calon Ségur is all about finesse,” he says. “It doesn’t have the terroir to make the powerful wines of Ch. Montrose or Cos d’Estournel. The wine would be too rustic if we tried to make it more powerful.” It’s this elegance that makes it unique in the appellation, defying Saint-Estèphe’s reputation for chunky, slightly awkward tannins. Today, the estate is firing on all cylinders and it has become the darling of Saint-Estèphe.  With its change in fortune, financial security and the capable hands of Vincent Millet, the property has rediscovered its terroir – the one thing that hasn’t changed over the centuries. I still have one bottle left of that first case of 2005 I bought – and it turns out, despite being the only thing I could afford, it was a brilliant buy. Having been able to taste through every vintage since has been fascinating, allowing me to follow the estate’s journey. Maybe with the final bottle, I will toast its 20th birthday. It will neatly mark a fascinating transformation of this once ugly duckling estate – that today has become Saint-Estèphe’s most elegant. Explore all current Calon Ségur listings or read more Editorial

Until relatively recently, Saint-Estèphe estate Calon Ségur rarely lived up to its Third Growth status, but today it is one of the region’s most in-demand names. Gavin Smith speaks to winemaker Vincent Millet about this property’s miraculous transformation 

Calon Segur’s winemaker Vincent Millet on this Saint-Estephe ugly duckling estate’s miraculous transformation

Talking to Vincent Millet of Calon Segur

Calon Ségur: the ugly duckling of Saint-Estèphe

Philippe Guigal hadn’t yet met his future wife – it would be another nine years before he finally walked down the aisle but he had long known what vintage he would serve at his then-imaginary wedding. The 1999 season in the northern Rhône was as perfect as it gets and when he was picking the beautiful berries that were worthy of photographing he told his father it would the wines of the 1999 vintage would be served on his wedding day.  Baltimore-base wine critic Robert Parker seemed to agree with Philippe that Domaine E. Guigal’s 1999s were worthy of the most important day of a man’s life, handing out three perfect scores to its trio of Côte Rôtie wines, known affectionately as the La Las. It wasn’t just
one northern Rhône producer who basked in the glory of the 1999 summer: Michel Ogier’s Cuvée Belle Helène and Rene Rostaing’s Côte Blonde both nabbed their first–ever 100 Parker points and Michel Chapoutier’s Ermite l’Ermite Blanc received its first, of what would be many, 100-point scores.  While Parker was accustomed to handing out awards to the French wine fraternity, the tables were turned in 1999; he was named an officer of the Legion d’Honneur by French President Jacques Chirac “being the man who taught America about French wine”. France’s highest award, he joined an illustrious list of recipients including Queen Elizabeth II, American President Dwight D. Eisenhower and French poet Victor Hugo.  Another American Robert was making waves in Europe in the autumn of 1999. Robert Mondavi Winery bought a stake in Tenuta dell’Ornellaia, one of a handful of so-called Super Tuscan estates made famous for their law-breaking use of non-Tuscan grape varieties and
the superlative quality of the resulting wines. But it wasn’t just Antinori who was celebrating his windfall in 1999: it was a magnificent season growers across Tuscany. The winemakers of Brunello di Montalcino enjoyed a superb follow-up to the opulent 1997 vintage in an otherwise unremarkable decade for the area.  Burgundy was also bringing the century to a close with flourish: it was a record year with around 20 million more bottles than the five-year average. The late Henri Jayer, affectionately known as the "pope of winegrowers" recorded his thoughts on each vintage in notebooks and, in 1999, he said: "One has to go back to 1934 to find a similar association of quantity and quality."  If growers did not thin their crops, however, the vines struggled to ripen their loads while producers that normally ferment their wine with a portion of whole bunch had to destem to make room in their vats.  From the off the wines were succulent and seductive but they had greater staying power than many envisaged due to their rich phenolics and fine acidity. In 2018, Burgundy critic Stephen Tanzer said that the reds had just entered "their periods of peak drinkability" and this is a great time to crack the 1999 reds from the Côte d'Or. It was a truly great vintage to see out the 20th century. 
François Millet of Chambolle Musigny's Domaine Georges Comte de Vogüé shares his memories of the 1999 vintage. "The 1999 vintage was abundant. The previous vintage - 1998 - was marked by a hard frost and, as is often the case after a small crop, it is followed by a large one - like 2017 after 2016.  "The most important factor in 1999 was consequently whether you limited yields or not. We
had been very vigilant at the domaine and didn't hesitate to do a severe green harvest. The weather during the season was beautiful and we harvested on 20 September. It was not an early vintage and maturity was reached calmly.  "The wines are concentrated, complete, elegant and refined with black fruit dominating and a
beautifully spicy structure. It was quite a serious vintage in terms of its expression while also retaining a beautiful elegance; it is a quiet force that inspires respect." On Musigny "When it comes to the winemaking, there was no pigeage because I think that Musigny is a
sensitive terroir that doesn't like much intervention; you have to have a lot of empathy for the wine and to be forceful with it would risk having vegetal tannins and bitterness, which I perceive as a form of anger. By its structural nature, if you were too brutal with it, the 1999 vintage, could very quickly have become monstrous. [On the other hand] Bonnes-Mares likes and needs more intervention to best express itself and so I punch down.  For me, making wine is a message of peace and empathy, particularly for Musigny. As Claude Debussy said: 'Music is the silence between the notes'." Explore more Editorial 

In the latest installment of our Vintage Series, we explore the last year of the 20th century. Francois Millet from Domaine Georges Comte de Vogue tells us what makes the year 1999 so special.

Exploring what makes 1999 so special with Francois Millet from Domaine Georges Comte de Vogue  

The 1999 vintage in wine

A year in wine: 1999

Few people have been lucky enough to be as immersed in Burgundy’s finest wines as Martin Donatsch. His father bought a pallet of top Burgundy, including those of Domaine de la Romanée Conti (DRC) and Armand Rousseau, every year from the early 1970s onwards. Martin’s birth in 1978 – a fantastic vintage in Burgundy – only encouraged his father to buy more, and Martin, now in his early 40s, has been enjoying wines from the family collection ever since. Just last week, he uncorked a 1978 DRC Echézeaux. This immersion has provided him with an extraordinary understanding of Chardonnay and Pinot Noir – something that has doubtless helped him become one of the world’s great emerging winemaking talents. Donatsch is one of a small number of producers growing Pinot Noir, Chardonnay and the native Completer grape in Bündner Herrschaft in Switzerland. This tiny Swiss valley, for the time being, remains largely unknown – but, as Donatsch certainly believes, it may just be one of the world’s last great regions for fine wine production.The altitude (500 to 700 metres above sea-level) sees the vines flower a week later than is typical in Burgundy, yet picking dates are three to four weeks later. This provides a much longer growing season, allowing for complex flavours and aromas to develop in the grapes. Despite the altitude, the grapes reach good levels of ripeness thanks to the warm, dry wind – known locally as a “foehn”, that sweeps through the valley. Unlike Burgundy, autumns here are dry, so there is rarely pressure to pick before rain arrives, allowing for additional hang-time. The altitude keeps the acidity high, offsetting the naturally slightly higher alcohol (typically around 14%), meaning the wines never feel overly alcoholic. While Bündner Herrschaft has been home to Pinot Noir since the 15th century, Donatsch – now in the hands of the fifth generation – has pioneered the quality revolution in the region. Martin’s father Thomas Donatsch was not only the first to – then illegally – plant Chardonnay in 1975, but also the first to introduce French barriques to Switzerland, influenced by his vigneron friend André Noblet, the winemaker at Domaine de la Romanée-Conti from 1945 to 1986. In the early 1970s, Thomas – a young 20-year-old about to take on the family winery – set off to learn from the best. Obsessed with Burgundy from a young age, he knocked on the door unannounced at Domaine de la Romanée-Conti. In a fortuitous set of circumstances, Noblet had just returned from his first ever holiday (in Gran Canaria) and the first extended time away from his beloved wines. He had missed his wine cellar so much during the trip, he couldn’t wait to return. Finding the young Donatsch sitting by the door and desperate to reacquaint himself with his wines, Noblet invited Thomas to spend the afternoon with him tasting the different cuvées from barrel. Martin believes his dad gained Noblet’s trust by initially criticising DRC’s Montrachet 1968. Tasting the wine Donatsch reportedly said, “There is no way this wine could come from the great Montrachet!” A little precocious, perhaps: fortunately Noblet agreed it wasn’t his finest vintage, but the result of experiments in the winery. It was the beginning of a lifelong friendship, with Donatsch returning to the DRC cellars every year. On each visit, Noblet would always pour him a glass of Montrachet 1968 and ask his opinion before tasting any of the other wines. It wasn’t long before Donatsch was buying a pallet of Grand Cru Burgundy every year (at that time a bottle of La Tâche was just over £35 a bottle). Noblet also started to help Donatsch improve his Pinot Noir – first by giving Thomas his first three French barriques. These weren’t just any old barrels though, they had previously held La Tâche and were made by François Frères – who at the time had just two customers, Domaine de la Romanée-Conti and Henri Boillot. Donatsch took the barrels back to Switzerland, and the winery has been using François Frères barriques ever since. I asked Martin why the introduction of French barriques in Switzerland was such a revolution for the region. At the time, he says, the Swiss wine schools were obsessed with cleanliness – teaching the importance of filtering wines, using protective winemaking methods and using stainless steel tanks even for the red wines. The use of barrels was the opposite; it meant no additional filtering and a more oxidative environment. Donatsch believes the introduction of barriques around the world revolutionised fine wine. Angelo Gaja was the first to do it in Italy; Torres the first in Spain; Mondavi in the US; and Keller in Germany. But Thomas Donatsch was doing this 10 years before any of them, thanks to the influence of André Noblet, as well as Jean-Bernard Delmas – the winemaker at Château Haut-Brion, another of Thomas Donatsch’s influential friends.  Speaking with Martin Donatsch, you can’t help but feel he has got all his priorities in order. The small size of his winery means he can control every aspect of production, while benefitting from the variety that a life in wine can offer. Producing just 35,000 bottles a year means that when he is not in the vineyard tending his crop, he is in the winery, or fulfilling orders and redesigning his website (graphic design is another passion of his). Being one of the country’s most prestigious winemakers he sells his wine into the country’s top restaurants and luxury hotels, who can’t get enough of his wine. Donatsch’s annual release of wines sells out in just hours. While this is a great sign of his talents, it is also why many people outside of Switzerland have never heard of, let alone experienced, the world-class Pinot Noir and Chardonnay from the winery. Despite the demand for the Donatsch wines, there are no plans to expand: firstly because the authorities won’t allow it, but second because Martin loves the “human” size of the business and doesn’t want to lose that. Martin is, however, keen for more people outside of Switzerland to taste them. Beyond the tiny volumes that make it as far as export, to source these extraordinary wines you’ll have to (when one can) visit the winery yourself. You may just, knocking on the cellar door unannounced, receive a welcome as warm as young Thomas Donatsch did at Romanée-Conti.  Browse the latest releases from Domaine Donatsch or explore more Editorial

There is such domestic demand for the wines of Domaine Donatsch that they are rarely seen outside Switzerland. Tucked in amongst the Alps, this property makes world-class Pinot Noir and Chardonnay that gives Burgundy a run for its money. Gavin Smith explores the extraordinary site 

Winemaker and Domaine Donatsch owner Martin Donatsch on his world-class Swiss Pinot Noir and Chardonnay that give Burgundy a run for its money.

Exploring Donatsch's world-class Swiss wines

The high life: Martin Donatsch

Talking to producers about the 2020 vintage in Bordeaux, their excitement is palpable. Dramatic gesticulation and unabashed grins made for little modesty, but there is also a certain amount of relief. This was not an easy season for the region’s vignerons – a rollercoaster of a year that really put them to the test (and that’s without taking the global pandemic into account).  You can read more about the conditions in our piece on the growing season, but – in brief – it was a vintage of two halves. The season started with a mild, wet winter and spring, with the growth cycle around 10 days earlier than normal. “It was a very, very precocious vintage,” Daragh Quinn at Ch. Fieuzal explained. The damp conditions led to mildew pressure, demanding winemakers’ presence amongst the vines to stave off the threat (especially for organic or biodynamic producers).  From mid-June, the weather shifted dramatically, becoming dry and hot, resulting in some vine stress. Mid-August rain provided some relief on the Left Bank (less fell on the Right), while cool nights in late August and September were key to preserving aromatics and acidity. Harvest was swift and early, with the whites picked from mid-August, the Merlot from early September and Cabernet following from the middle of the month. There was a little rain towards the end of harvest, welcomed by some producers in the Médoc to plumpen the extremely concentrated Cabernet berries.  The resulting crop was beautifully ripe, but with particularly small berries – something that means yields were impacted. “The frustration is the volume produced,” Damien Barton-Sartorius of Léoville and Langoa Barton explains. “I’m a farmer talking – we like a good quantity.” For him, the yield was down around 20%. At Lafite and Duhart-Milon, the reduction was around 15%, a little lower at L’Evangile where mildew had more of an impact. Angludet was hit hard, with just half the normal crop – something that surprised Benjamin Sichel – but this was an exception rather than the rule, with a reduction of 20 to 30% on 2019 the norm.  So, how did winemakers handle the vintage? First and foremost was managing the extreme growing season. Getting out amongst the vines to spray and protect against mildew was essential. Most left larger canopies in place to offer much-needed shade for the fruit during the hot summer conditions. Picking dates were key to preserve acidity, and many also chose either to pick in the early morning – allowing both the fruit and pickers to enjoy cooler conditions – or chill the fruit on arrival at the winery. This helped preserve the delicate aromatics and enabled producers to control fermentations better.   The small and concentrated berries meant there was a higher than usual skin-to-juice ratio, and the potential for a lot of tannin. It was therefore all the more important that extraction was gentle, especially as the seeds weren’t necessarily ripe as Edouard Moueix (of Ch. Bélair-Monange and La Fleur-Pétrus) highlighted. As Guillaume Pouthier at Les Carmes Haut-Brion told us, it was about “passive extraction” which he did entirely via infusion for the first time this vintage. Lafleur has never pumped over as little as they did in 2020, but it simply wasn’t needed with the perfectly ripe fruit, Cellar Master Omri Ram explained: “Aromatic compounds, ripe tannins, flesh, it all came out of the grape so easily.”  On paper, it’s tempting to think that the 2020s were destined to be big, bold, super-ripe and tannic. Fortunately – and much to many producers’ bafflement – it’s not so. While in some ways the vintage could be compared to the similarly hot 2003, the wet start was key – supplying the vines with essential reserves to get them through the warm, dry summer. Similarly, the mid-August rain was a godsend for the gravel soils on the Left Bank.  In short, the 2020s are very good and, in some cases, outstanding. Surprisingly elegant, the wines combine the ripeness and density of a warm year, yet with a wonderful freshness and aromatic precision. On the Left Bank, the alcohol levels are modest (notably Lafite is a mere 12.8%, while few sit above 13.5%) – something attributed by some to the August rain. The fruit is ripe yet with a real refreshing crunch to it. There’s a vibrancy and saline acidity that makes the wines moreish. These classical expressions of Claret are, as one winemaker noted, wines that will appeal to the English palate. “It’s quite incredible, the freshness,” Vincent Millet, Calon Ségur’s General Manager, said. He noted that these are wines with “beaucoup d’éclat” – wines that leap out of the glass.  “I just love the 2020,” Nicolas Glumineau at Ch. Pichon Comtesse told us. “It’s full of energy, exploding out of the earth. Full of minerality.” Thomas Duroux at Palmer captured it nicely, describing the vintage as having a “Latin flair” yet also a class and restraint. Antoine Gimbert (Léoville Las Cases, Nénin and Potensac) put it similarly: “flamboyant and subtle at the same time”. Pauline Vauthier at Ausone highlighted the long ageing potential of the vintage – having the requisite length, minerality and freshness.   On the Right Bank, the wines are plusher, the alcohol levels consistent with recent vintages (most at 14 to 14.5%), but there’s still a restraint and elegance on show. While there’s plenty of concentration and structure, the tannins are seamlessly ripe (making them relatively approachable for cask samples) and they are aromatically expressive, often with a distinct floral imprint. Noëmie Durantou Reilhac (Ch. l’Eglise Clinet) emphasised how important she felt élevage was for the vintage. It “would have been very charming, very seducing – but not as deep as it could be. The élevage brought that deepness to that very juicy, flashy fruit,” she said. Pierre-Olivier Clouet at Cheval Blanc feels it’s a wine that will need time, describing the tannins as “a little academic”. For him, the dry conditions “explain perfectly why the wines are so dense, so powerful, so intense”.  It is important to note that this not a totally homogenous vintage. The challenges of the growing season meant that only those who could and did put in the requisite vineyard work excelled. The dry conditions meant that terroir held even more importance than normal. Cooler, water-holding clay and limestone soils were an advantage; the well-drained gravels that house much of the finest Cabernet sometimes struggled. It is for this reason that the Right Bank seems to have really shone, and it’s arguably a Merlot vintage – but that isn’t to say there aren’t some superb Cabernet-led wines. Saint-Julien, Margaux and Saint-Estèphe are the most consistent on the Left Bank, while the top names in Pessac-Léognan have over-performed. The finest Pauillacs are glorious – pinpoint, precise examples of what this commune does best.   Justine Tesseron at Pontet-Canet was one of many to agree that 2020 is the “third in a trilogy of top vintages”. Given the year’s unusual conditions, comparisons have proven hard. Pierre-Olivier Clouet at Cheval Blanc feels 2020 has a palate like 2010 or ’11, with the nose of 2015 or ’09. The wine reminds Noëmie Durantou Reilhac (Ch. l’Eglise Clinet) of 2015. At Léoville Las Cases, Jean-Hubert Delon compared it 1988. Vincent Millet at Calon Ségur feels it is like 2016, except with more density. While in numbers it’s similar to 2010, Haut-Bailly’s Véronique Sanders feels 2020 is a very different wine – with a “contrast between power and this elegance”.  “It’s very close to 2019 – very classic,” Nicolas Glumineau (Pichon Comtesse) said. “To me it has something like the energy of the 2019, and the uprightness and strength of the 2016. It’s a great wine, I’m sure about this.” The term “classic” comes up time and again – something Jean-Sébastien Philippe at Lafite also proposed, versus the more modern 2018 or 2019. At Ch. Margaux, Philippe Bascaules described it as a more concentrated 2019, or a fresher 2018, but feels all three vintages are of the same, high quality.   From our own tasting, we can’t help but agree – this is another very good vintage to follow on from 2018 and ’19. Great? Maybe. The best properties – wherever they’re based – have made brilliant wines that sit comfortably alongside the best vintages in recent memory. Although not every wine reaches such heights, the balance between power and freshness is impressive – and sets them up for a long life in the cellar. Overall, however, there’s a classicism and elegance to the 2020s, with expressive and delicate aromas that make these wines utterly seductive. We can’t wait to watch them evolve in bottle.   The vintage in brief  Very high quality, with some exceptional wines Complicated growing season with a wet start and hot, dry summer  Ripe yet surprisingly fresh wines  Classical and aromatically expressive  Right Bank more consistent than the Left  Excellent wines to be found in every commune  Yields are down by 20-30%  Read more about Bordeaux, including our breakdown by commune

The 2020 vintage in Bordeaux was not easy – but the resulting wines are undeniably very good. After several weeks’ tasting and talking extensively, we give an overview of the eventful year and the impressive wines it produced 

After several weeks’ tasting and talking extensively, we give an overview of the eventful year and the impressive wines the Bordeaux 2020 vintage produced 

Bordeaux 2020 vintage overview

Bordeaux 2020: vintage overview

Adrianna Catena (Catena and El Enemigo) – 1999 La Tache, Domaine de la Romanée-Conti “Christmas in Argentina is a summer affair – the days are long, and the heat is intense. This year we will gather with family and friends at our home in Mendoza, spending the day together – lunch and a siesta – before dinner on the 24th. I live far from my parents and these are special moments, so we pick our wines for the memories too! They'll include an Adrianna Vineyard White Bones Chardonnay (my mother's favourite), and some Nicolás Catena Zapata (1999 or 2004, perhaps). My father also has a Burgundy collection and always makes a trip to the cellar at some point in the evening, reappearing with a cheeky smile and something extraordinary – like a 1999 La Tâche. For the end – what we call the sobremesa, that long and magical moment after the meal when we are all still gathered at the table, sharing old stories and laughter – a 2008 Vin de Constance.”  Isabel Ferrando (Domaine Saint-Préfert) – 1990 Châteauneuf-du-Pape Cuvée Spéciale, Domaine Henri Bonneau “What I love! First Champagne – maybe a great bottle of aged Champagne, either Selosse or Agrapart (the opposite of Selosse). Ideally around 20 years old – for aperitif. After that a white Burgundy – maybe a great Meursault or Puligny-Montrachet. I love Henri Boillot’s Clos de la Mouchère, that would be a great choice. For the red, it is going to be the 1990 Châteauneuf-du-Pape Cuvée Spéciale by Henri Bonneau because I love this man. I remember him with a lot of tenderness and it will be a lovely bottle to share with the family. And to finish a 1995 or 1997 Sardat Mallet, which is a lovely sweet wine from the Languedoc-Roussillon... Then for New Year I think probably L’Ermita from Alvaro Palacios. I don’t know which vintage I have in my cellar and an old bottle of Ch. Latour for sure. For a white wine, it will be a German Riesling from Markus Molitor. The spirit of opening wines, opening to a new world. I love that! And it is me who is doing the cooking – capon, fish and truffles.”  Matthieu Mangenot (Domaine Long-Depaquit) – 1995 Ch. Lafite Rothschild “Christmas usually offers the occasion to open a wide variety of wines, especially when the family come from various parts of the planet (Washington DC, São Paulo, various parts of France…), bringing back a few fun things. But when it comes to eating and celebrating, serious things are beginning and I can’t skip Burgundy, at least for a part of the banquet! 2016 Chablis Grand Cru La Moutonne, Domaine Long-Depaquit in magnum would be a perfect candidate to pair with our Christmas dinner, especially the seafood part. I love the pure and saline expression of the Chardonnay in Chablis and the fleshy-zesty character that La Moutonne shows with ageing, a combination of structure, refinement and elegance. This 2016 vintage also has a personal meaning for me for two reasons: first because the climatic conditions in spring 2016 were dramatic with a major frost that really made this vintage difficult to make, as well as a rare and unique product. But also because my son Léon was born just before harvest, so this vintage is his! While re-exploring my personal cellar, I came across a bottle of 1995 Ch. Lafite Rothschild, remaining from a series of six I was offered while a trainee at the estate in 1999. I think it is high time to celebrate more than 20 years of activity as a winemaker and we will take this opportunity to pay tribute to this monument from Pauillac! Other wines I will be opening include 2015 Domaine de la Chevalerie, Cuvée Bretêche Rouge, 2019 Crozes-Hermitage Cap Nord, Domaine Combier and 2018 Meursault, Chevalières, Domaine Henri Germain. I like this domaine for it’s personal vision of Meursault, insensitive to more trendy styles.” Luca Martini di Cigala (San Giusto a Rentennano) – 2009 L’Apparita, Castello di Ama “Marco Pallanti and his son Arturo from Castello di Ama visited us in late October, then we visited them a few days ago. I swapped some older bottles of San Giusto with a 2007 Chianti Classico Vigneto Bellavista and a 2009 L’Apparita especially for this year’s Christmas table. The 2007 vintage produced very powerful wines and despite expectations has got good ageing potential but is already drinking well. The 2009 is a medium-power vintage, easy to drink in a relative short time but now in perfect condition. We are looking forward to drinking both this Christmas.”  Desiree Reid (Cardrona) – N.V. Cardrona Otago Pinot Cask, Single Malt Whisky “The day will start with a glass of Bollinger, while the children open their stockings, and the Christmas ham bakes in the oven. Later that evening I’ll finish with a dram or two of the Cardrona seventh birthday release – Otago Pinot Cask. The perfect way to finish a Southern Hemisphere Christmas.” Alvina Pernot and Philippe Abadie (Domaine Alvina Pernot) – 2014 Champagne Cédric Bouchard, Roses de Jeanne, La Haute Lemblé Blanc de Blancs “We love Cédric Bouchard’s Champagnes because he works his Champagne cuvées in the same way as what is done in Burgundy. Each bottling is one terroir and one vintage. For the reds we will be opening 2012 Petite Siberié from Domaine du Clos des Fées – a great producer from the Languedoc-Rouissilon as well as a 2010 Vega Sicilia Unico and a 2005 Ch. Haut-Brion.” Marco Ferraresso (Guado al Tasso) – 2013 Guado al Tasso Matarocchio “I have always spent the Christmas holidays at home with my family. It may seem trivial but it is an opportunity to open something of my own with them, as the rare times I haven't done so they almost got offended! This year will be an opportunity to let them taste the 2019 Guado al Tasso which represents a lucky and sought-after vintage for me. Lucky because mother nature has been merciful, sought-after because it goes in the stylistic direction that we like for this wine. Another wine that I would like to open for them is 2013 Matarocchio. With this vintage the Cabernet Franc has kept a strong varietal identity with a beautiful balance between acidity and tannic structure, a wine that should be in its full maturity and with which I hope to give a moment of happiness to my loved ones."  Christian Leusder (East Asia Whisky Company) – Ch. Rauzan-Ségla “It's really the simple stable stuff that takes centre stage during Christmas drinks. To start the evening a nice crisp Yebisu, Asahi SuperDry or a Suntory Premium Malt. The main course usually goes well with sake or red wine, depending on the cuisine of course. My favourite reds this year are Ch. Rauzan-Ségla's Margaux or Ch. Pape Clément from Pessac. When it comes to after-dinner drinks: the one and only Christmas spirit is Irish. Nothing beats a Baileys to remember what Christmas tasted like when you were allowed a sip of what the grown-ups were having once a year.”  Read more Editorial

Christmas and the New Year offer the perfect opportunity to open special bottles with family and friends – but what do the people behind the world’s finest wines and spirits drink? We caught up with some of our favourite winemakers and distillers and asked them what they will be uncorking – and why

We find out the special bottles some of our favourite winemakers and distillers are uncorking this Christmas

What producers are drinking this Christmas

Sociando Mallet

Haut-Médoc

Account

Il Suo accesso è limitato a causa della Sua età.

Accesso vietato

Deve avere l'età legale per visualizzare questa pagina. Verifichi la sua età per accedere.

Ha l'età legale per acquistare alcolici?

A causa della quantità richiesta per la consegna, consigliamo di utilizzare una spedizione tramite terzi. Se procedi con la nostra spedizione, potrebbe esserci un ritardo rispetto alla data di spedizione selezionata.

A causa della quantità richiesta per la consegna, consigliamo di utilizzare una spedizione tramite terzi. Se procedi con la nostra spedizione, non potrai definire una data di spedizione e ti contatteremo per organizzare la consegna.

La tua richiesta dordine verrà annullata. Sei sicuro di voler procedere?

A causa della quantità richiesta per il ritiro, potrebbe esserci un ritardo nel soddisfare la data di ritiro richiesta.

A causa della quantità richiesta per il ritiro, non è possibile definire una data di ritiro in questa fase. Il nostro team si coordinerà con il magazzino e ti contatterà direttamente per confermare una data di ritiro adeguata.

Per ordini di alto valore consigliamo la spedizione con un corriere terzo. Gli articoli spediti tramite terzi rimarranno in OWC fascettate.

A causa della quantità richiesta, non potrai selezionare una data di ritiro. Ti preghiamo di inviare la richiesta e ci coordineremo con il nostro magazzino per confermare direttamente con te la data di ritiro.

A causa della quantità richiesta, non è possibile procedere con l'acquisto. Ti preghiamo di selezionare un servizio di terze parti oppure di modificare la quantità (è consentito un massimo di 48 pezzi).

A causa della quantità richiesta, non sarà possibile selezionare una data di spedizione al checkout. Ti preghiamo di inviare la richiesta e ci coordineremo con il nostro magazzino per confermare direttamente con te la data di consegna.

Fino a 499 bottiglie in deposito, la tariffa è di 39¢/bottiglia al mese oppure un addebito mensile minimo di 50 $ (copre fino a 142 bottiglie). Per oltre 500 bottiglie, la tariffa di stoccaggio è di 35¢/bottiglia al mese.

Tariffa di stoccaggio standard

Selezionando la spedizione tramite terzi, ti assumi la piena responsabilità del rispetto di tutte le normative e autorizzi Vinfolio a trasferire gli articoli alla parte indicata nelle tue istruzioni. Gli articoli spediti tramite terzi rimarranno nel loro imballaggio originale.

Gli orari di ritiro sono tra le 8:30 e le 12:00 e tra le 13:30 e le 16:30, dal lunedì al venerdì. I vini al Will Call che non vengono ritirati entro 10 giorni lavorativi saranno trasferiti in deposito e soggetti a una tariffa di stoccaggio di 1,50 $ per bottiglia.

Gli articoli verranno reperiti e spediti al nostro deposito di vini all'avanguardia per la migliore conservazione possibile, dove potrai organizzare il ritiro presso il nostro indirizzo di magazzino a Napa.

Ritiro in sede (Napa)

Hai inserito la password errata troppe volte. Il tuo account è stato temporaneamente bloccato. Attendi cinque minuti prima di riprovare.

Password dimenticata

Siamo nelle fasi finali dellaggiornamento alla nostra nuova piattaforma di trading. Come parte di questa transizione, stiamo attualmente migrando tutti gli inventari di proprietà dei clienti per garantire unesperienza fluida e senza interruzioni.

La nostra nuova e migliorata piattaforma sarà pronta per te venerdì 4 aprile.

Grazie per la tua pazienza — non vediamo lora di mostrarti cosa arriverà.

Ops, qualcosa è andato storto

Non abbiamo trovato nulla da mostrare qui.

Non abbiamo trovato alcun risultato da mostrare qui.

Si prega di notare: potrebbero essere applicati costi di consegna, dazi e IVA

Il nostro sito è temporaneamente in manutenzione.

Modalità manutenzione

La pre-autorizzazione di un metodo di pagamento consente al tuo Account Manager di effettuare pagamenti per tuo conto, senza verifica del pagamento.

Pre-autorizza

Questa transazione è stata bloccata per un errore di autenticazione.

Errore di autenticazione

La tua carta di pagamento è scaduta. Controlla i dati e riprova.

Carta scaduta

Fondi insufficienti per saldare l'importo. Controlla i dati e riprova.

Fondi insufficienti

Questa transazione è stata bloccata dal fornitore di pagamenti per possibile attività fraudolenta.

Transazione bloccata

Scegli un metodo di pagamento diverso e riprova.

Errore sconosciuto

mostra tutti gli articoli che attualmente conservi con noi. Questi articoli possono essere venduti, consegnati o trasferiti.

Presso {shortName}

La tua allocazione verrà annullata. Sei sicuro di voler continuare?

Il tuo articolo pre-ordinato verrà eliminato. Sei sicuro di voler continuare?

La tua richiesta di consegna verrà annullata. Sei sicuro di voler procedere?

rappresenta tutti i vini che sono in tuo possesso e che sono stati consumati.

Questo è il prezzo che hai pagato per questo articolo.

Prezzo di costo

Dopo aver aggiunto il nuovo indirizzo, verrai reindirizzato a questa pagina.

Crea un nuovo indirizzo

La tua notifica verrà eliminata. Sei sicuro di voler continuare?

Il prezzo minimo al quale sei disposto a vendere. Se il prezzo di listino scende al di sotto di questo valore, la tua inserzione verrà rimossa.

mostra tutti gli articoli che hai pre-ordinato, inclusi i vini en primeur, e tutti gli articoli nella tua watchlist.

Futures

È possibile impostare un prezzo minimo per gli articoli in vendita basato su una percentuale del valore netto unitario attuale.

mostra tutte le azioni che hai effettuato sugli articoli nel tuo Portafoglio.

Storico

mostra tutti gli articoli attualmente in transito da o verso {shortName}.

In transito

La consegna locale è gratuita per ordini superiori a 1.800 HK$ (in un'unica destinazione). Per ordini inferiori a questo importo, la consegna costa 150 HK$ fino a quattro casse e 50 HK$ per ogni cassa aggiuntiva.

Le spedizioni partono da €25 in Italia e da €45 verso la Svizzera e il resto d’Europa per un massimo di 48 bottiglie (75 cl). I costi variano in base alla destinazione. Per spedizioni più grandi è possibile richiedere un preventivo.

Puoi organizzare il ritiro presso il nostro negozio al 22° piano, 8 Wyndham Street, Central Hong Kong.
Gli orari di ritiro sono dalle 9:30 alle 18:00, da lunedì a venerdì.

Puoi organizzare il ritiro presso il nostro magazzino STI INTERNAZIONALE SPA, in Viale del Lavoro 57, 37051 Bovolone, Verona.
Gli orari di ritiro sono dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 13:30 alle 17:30, dal lunedì al venerdì. Siamo chiusi nei giorni festivi.

rappresenta tutti i vini attualmente presenti nel tuo Portafoglio che non sono conservati con noi. Premi l'icona

La mia cantina

Nome

Prezzo netto

Non hai alcuna fattura in questo momento.

mostra tutti gli articoli del tuo Portafoglio che sono attualmente sul mercato.

In vendita

mostra tutti gli articoli attualmente presenti nel tuo Portafoglio. Da questa pagina puoi eseguire azioni individuali su di essi.

Panoramica

mostra tutti gli articoli attualmente in attesa di un'azione da parte dell'utente.

In sospeso

Questo è il prezzo di mercato dinamico dell'articolo al netto del margine di negoziazione.

I pagamenti pre-autorizzati consentono transazioni automatiche per tuo conto, garantendo pagamenti fluidi e senza complicazioni. Questo permette di elaborare addebiti ricorrenti, abbonamenti o pagamenti programmati senza approvazione manuale ogni volta.

Il numero di casse che desideri mettere in vendita

Il tuo articolo del catalogo verrà archiviato. Sei sicuro di voler continuare?

Prima di richiedere la consegna, puoi modificare la quantità per ciascun articolo nella tua selezione qui sotto.

*Il prezzo di mercato è dinamico e può variare. Al momento della vendita, dal prezzo finale sarà detratta una commissione di negoziazione del 10%.

Prezzo di mercato totale*

Dividi in {caseSize} singole bottiglie da {bottleSize}cl.

Titolo

Profilo

Questo articolo si trova presso FINE+RARE.

Questo articolo si trova presso FINE+RARE HOME Hong Kong, ed è disponibile per la consegna o il ritiro in sede. La maggior parte delle consegne a Hong Kong può essere effettuata entro 3 giorni lavorativi; la data esatta sarà comunicata al momento dell'organizzazione della consegna. Le consegne internazionali richiedono tempi più lunghi, ti preghiamo di contattarci per maggiori dettagli.

I vini venduti en primeur saranno rilasciati dal produttore dopo limbottigliamento, tipicamente 18 mesi dopo la fine della cosiddetta campagna. Il tuo vino sarà poi conservato da FINE+RARE in un deposito doganale fino a quando deciderai di richiederne la consegna.

Reperiremo questo articolo attraverso la nostra rete di fornitori e ne organizzeremo la spedizione a FINE+RARE.
 I tempi di consegna dipendono da molte variabili, ma una stima media è di 6-12 settimane.
 Una volta confermato lordine, ti terremo aggiornato sulla data di arrivo prevista.
 Ogni articolo viene controllato al momento della ricezione dal nostro team di esperti, con fotografie disponibili su richiesta (si prega di notare che potrebbero essere applicati dei costi).

Sociando Mallet

Filtro

Attendere prego

Articoli correlati